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Germania a due facce: boom del solare e emissioni record dal carbone


Il 5 luglio sono stati pubblicati i dati dello studio Europe’s Dark Cloud sulle conseguenze della combustione del carbone per la produzione elettrica in Europa. Lo studio si propone di quantificare il numero di morti dovute a questa attività umana, danni collaterali che gli economisti annoverano fra le esternalità negative ma difficilmente entrano nei calcoli economici costi-benefici.

La Germania esce dallo studio come il secondo paese europeo dopo la Polonia per numero di morti riconducibili a patologie legate all’inquinamento da carbone, 2.490 morti l’anno “esportati” nei paesi confinanti. Il paradosso tedesco è che nello stesso tempo i teutonici sono all’avanguardia nelle energie rinnovabili. Con dati sorprendenti.

Il World Economic Forum citando dati della Agora Energiewende mostra come a maggio di quest’anno tra le 10 e mezzogiorno le fonti rinnovabili abbiano contribuito a sovraprodurre energia per decine di Gigawatt: “questo paese produce talmente tanta energia pulita che deve pagare la gente per usarla” sostiene il WEF “questo significa che per un periodo limitato i prezzi dell’energia sono stati negativi”.

Il grafico della produzione di energia per l’8 maggio 2016 mostra una bassa produzione continua da biomasse e idroelettrico, una produzione elevata e pressoché continua dalle turbine eoliche alimentate dal vento e un picco nelle ore diurne della produzione di energia solare. Un successo per il solare una forte conferma dell’affidabilità dell’eolico in tutte le ore del giorno.

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L’8 luglio il picco di produzione solare è stato alle 13.00 superando i 20GW mentre l’eolico su terraferma ne produceva 8. Situazione capovolta dopo le 21.00 quando calando il sole l’eolico produceva 13GW. Perché allora la Germania continua a fare affidamento sul carbone?

Paradossalmente la stabilità nell’uso nel carbone può considerarsi una conseguenza di una politica ambientalista. La decisione di abbandonare l’uso dell’energia nucleare, tecnologia complessa, rischiosa e invisa agli elettori, ha portato ad abbracciare l’unica fonte non rinnovabile a basso costo con riserve di combustibile disponibili nel paese.

Correva l’anno 2011 e dopo l’incidente nucleare di Fukushima il partito dei Verdi tedesco aveva il vento in poppa per scalare la coalizione dei conservatori e liberali. Angela Merkel disinnescò il pericolo della rimonta del partito ambientalista, forte sostenitore e promotore delle energie rinnovabili nella coalizione rosso-verde di fine Anni ’90, annunciando lo spegnimento di tutti i reattori nucleari tedeschi entro il 2022 e spegnendo immediatamente i più vecchi.

Meno sensibile agli squilibri geopolitici di petrolio e gas importati principalmente dalla Russia, il carbone è una fonte che sta aiutando la Germania a completare la transizione verso le energie rinnovabili. Ad oggi nessun grande paese è riuscito a fare completamente a meno delle fonti fossili e un’amministrazione con una grande reputazione verde come l’amministrazione Obama ha in realtà raddoppiato la produzione di petrolio.

Come per Angela Merkel la decisione di spegnere le centrali nucleari è stata elettorale e quella di tenere il carbone geopolitica, quella di Obama di aumentare le rinnovabili e estrarre da sé il petrolio è stata geopolitica. Le energie rinnovabili aiutano i paesi a rendersi meno vulnerabili verso paesi produttori di fonti fossili come la Russia e i paesi del Medio Oriente così come la disponibilità di fonti fossili da sfruttare in casa. Il futuro rinnovabile è una scelta di indipendenza oltre che di opportunità economica e ambientale. Una preziosa lezione che anche l’Italia dovrebbe imparare.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.